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BENVENUTO
Identità marchigiana, valorizzazione dell’entroterra e difesa dell’ambiente: sono queste le direttrici che i Gre delle Marche indicano come prioritarie per un lavoro che arresti la deriva della politica e delle istituzioni.
FORMAZIONE
I Gruppi di Ricerca Ecologica offrono formazione specializzata sia a distanza, sia in presenza di Tutor. Si raccolgono adesioni per la formazione di un Corpo di Guardie Volontarie ambientali.
RISORSE UTILI
In questa sezione ti suggeriamo alcuni links utili per completare le tue ricerche online sui temi che riguardano I Gre delle Marche
 
Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Admin (del 25/12/2012 @ 19:38:08, in News, linkato 2797 volte)

 

Un'ottima occasione non solo per il parco, ma per le Marche in genere, che vedrebbero arricchire il novero dei riconoscimenti alla propria capacità di innovazione e sviluppo di temi importantissimi per l'economia, ma soprattutto per la crescita culturale ed anche morale della Regione.

 

I Gruppi di ricerca delle Marche, tra gli altri, hanno cercato di fare la loro parte ed hanno presentati due progetti che sono stati accolti dalla commissione valutatrice dell'Ente parco.

Uno di questi progetti mi riguarda particolarmente perché ci sto lavorando per renderlo progetto fruibile dalle scuole, non solo, marchigiane. 

Mi riferisco al progetto “al Conero le Cicogne le portano i bambini”.

 

Favole e leggende identificano la cicogna come animale beneaugurante.

Il mito della cicogna che tiene con il becco un fagotto con dentro un bambino nasce presso le popolazioni centro-europee ,ma si basa su un piccolo equivoco. Infatti, una volta, quando nasceva un bambino, in casa si accendeva il camino per più ore durante la giornata per scaldare l'ambiente. 

 

Se questo accadeva in primavera, le Cicogne, di ritorno dall'Africa, cercando il luogo più adatto per nidificare, si stabilivano sul comignolo più caldo e quindi per quello della casa del neonato.

 

Così semmai sono i bambini a portare le cicogne e non il contrario! 

Inoltre l'arrivo di questo uccello era considerato di buon auspicio per i contadini che facevano i primi raccolti in primavera e predisponevano apposite piattaforme sulle case per invitarle a fare il nido.

 

La Cicogna bianca (Ciconia ciconia) è una specie che tutti conoscono, anche se ancora in pochi hanno potuto osservarla in natura. Questo splendido uccello, grazie alla sua abitudine di nidificare su strutture di origine antropica, è entrato in molte leggende, ed in molti Paesi la specie è considerata un simbolo positivo di felicità, fecondità e fedeltà. La Cicogna bianca è inconfondibile per le sue grandi dimensioni, il piumaggio bianco e nero ed il becco lungo e appuntito che, come le lunghe zampe, ha una colorazione rosso-arancio. 

 

Avrete capito quanto lavorare a questo progetto stimoli lo spirito di chi, come me, è sia mamma, sia operatrice nel settore scolastico e, quindi, chiamata per vocazione e professione ad occuparmi della crescita culturale ed affettiva degli uomini e delle donne di domani. 

 

Questo programma, infatti, prevede la valorizzazione dal punto di vista turistico e didattico del passaggio delle Cicogne e la tutela di questa specie, particolarmente sofferente a causa delle eccessive azioni antropiche.

Parte integrante del progetto è il coinvolgimento delle scuole poiché educare i giovani a considerare l'ambiente come patrimonio comune, a far loro prendere coscienza che il diritto all'ambiente è un diritto umano fondamentale a cui corrisponde il preciso dovere di contribuire alla sua salvaguardia e al suo recupero. 

 

Assieme ai Gre delle Marche i ragazzi saranno sensibilizzati maggiormente al rispetto dell'ambiente in cui vivono e saranno realizzate esperienze educativo-didattiche varie e molteplici, caratterizzate da un'originalità e da una ricchezza di contenuti che stimoleranno la creatività nei suoi vari aspetti espressivi.

 

Si giungerà ad una maggior consapevolezza del patrimonio naturale e delle sue specificità, conoscendo flora, fauna, equilibri ecologici tipici del proprio ambiente di vita. Inoltre le cicogne permetteranno di affrontare ed approfondire percorsi sulle emozioni, poiché da sempre questi animali trasportano nel mondo onirico e i ragazzi potranno essere quindi, i protagonisti e i continuatori di antiche e nuove favole, legate a questa particolare specie animale.

 

Il coinvolgimento è stato tale che ha investito anche l'altra parte della mia attività pubblica, quella politica di consigliere comunale ed in questa veste ho pensato di parlarne al nostro sindaco, Matteo Principi, che l'ha accolta con evidente entusiasmo dicendosi disponibile a valutarne la fattibilità.

 

Ad oggi non abbiamo ancora notizie certe, ma il lavoro procede anche col coinvolgimento di altre strutture, private, che si sono dichiarate interessate a partecipare.

 

Vorrei esprimere tutta la mia soddisfazione sia per il progetto ma, soprattutto per il modo in cui esso è stato pensato e proposto. 

La collaborazione tra associazioni, pubblica amministrazione ed operatori economici privati al fine di realizzare un progetto che miri, in contemporanea, alla rivalutazione del territorio, all'educazione ambientale ed allo sviluppo economico del medesimo è l'unica strada percorribile per il risanamento del Paese e, sia chiaro, altrettanto l'unica possibilità che io abbia di intendere la mia attività professionale e politica. 

 

Spero di aver modo, quanto prima, di comunicare notizie circa gli sviluppi positivi dell'iniziativa e, statene certi, sarete i primi a saperle.

 

 

 

Auguri cordiali, 

Laura Bucci 

 

 

 

 
Di Admin (del 14/12/2012 @ 22:05:06, in News, linkato 3699 volte)
L’attività di pesca delle vongolare è regolamentata dal DM del 21/7/1998; Il decreto prevede che a curare tutti gli aspetti legati alla tutela del mare siano gli stessi incaricati di sfruttarne le risorse. 
 
Non intendiamo criminalizzare nessuno, tanto meno la categoria dei pescatori ma sarebbe buona norma pensare a quis custodiet ipsos custodes?
 
La norma affida al consorzio la programmazione dello sforzo di pesca, i periodi di fermo, il ripopolamento e la semina della larva da cui si genererà il mollusco.
 
Gli strumenti, quindi, per un corretto sfruttamento della risorsa ci sarebbero, anche in termini di normativa comunitaria, ma allora perché i nostri compartimenti sono in perenne crisi? Perché si susseguono continue proteste per ricevere finanziamenti ed allargare il raggio d’azione dei compartimenti?
 
A nostro avviso dipende dalla logica, si fa per dire, con cui i consorzi hanno gestita la questione sinora badando a raccogliere il più possibile senza preoccuparsi di gestire il patrimonio che, è bene ricordarlo, era tra i più ricchi al mondo.
 
La miopia di gestione trova un valido alleato anche in Regione che col Regolamento Reg. Marche n°6/09 avoca il comitato di coordinamento, che dovrebbe essere proprio di ciascun consorzio, assumendone l’onere. I consorzi, quindi, redigono i piani senza alcun parere scientifico ed è la Regione ad approvarli col bel risultato che gli oneri della ricerca e del comitato ricadono sui contribuenti.
 
Senza la creazione di aree di riposo e prelievi ponderati di prodotto, fatalmente si arriverà all’esaurimento del prodotto stesso; e se per raccogliere si adottano tecniche ed attrezzature devastanti, a rischio non sarà solo il prodotto ma tutta la catena ad esso collegata.
 
Le chicane delle draghe idrauliche lungo le nostre coste rappresentano la distruzione e non l’adeguata gestione della risorsa soprattutto se, violando la legge non vengono rispettate la profondità e distanza dalle coste distruggendo tutte le forme di vita che stazionano sul fondale marino.
 
La situazione è insostenibile e per colpa di pochi si rischia il collasso. I consorzi si sono dimostrati incapaci di gestire la risorsa, così come la Regione non ha saputo, o voluto, imporsi per difendere un patrimonio che stiamo dissipando.
 
La causa dell’impoverimento della risorsa ittica non è solo da attribuire alle vongolare, anche l’inquinamento fa la sua parte e tutti questi elementi negativi, sommati alla mancanza di lungimiranza nella gestione della risorsa stanno portando il nostro mare alla totale sterilità. 
 
In ballo c’è qualcosa in più degli interessi economici e politici di qualcuno, c’è la sopravvivenza del nostro Mare. Abbiamo l’obbligo morale di lasciare ai nostri figli una Natura integra.
 
Spiegare nel dettaglio, in questo breve articolo, i danni provocati da questa pratica di pesca è impossibile ma a tutti coloro che ne faranno richiesta via e mail, forniremo una scheda tecnica dettagliata circa il funzionamento di queste macchine capaci di scatenare l’inferno sui fondali marini.
 
Gli operatori del settore devono capire che non devono sfruttare oltremodo la risorsa e che alla politica non devono chiedere favori ma operare di concerto affinché la loro attività, peraltro importantissima, sia garantita nel tempo; soprattutto non devono pensare al mare come ad una miniera che dopo averla sfruttata la si possa lasciare e cercarne un’altra. Non c’è un altro mare.
 
info@igredellemarche.org 
 
 
Di Admin (del 13/12/2012 @ 22:45:09, in News, linkato 2355 volte)

Siè svolto ieri pomeriggio, Mercoledì 12.12.2012, presso i locali della sede del Parco del Conero, il VI Forum inerente alla candidatura alla CETS (Carta Europea del Turismo Sostenibile) ad Europarc Federation importante traguardo raggiunto dal Parco del Conero. 

Data importante per un altrettanto significativo ultimo di sei Forum tenutisi in merito, che ha avuto come tema la strategia finale da presentare relativamente al Piano delle Azioni 2013-2017 in merito CETS.
 
Tra i temi delle proposte mobilità dolce, con la creazione di una rete che si snoda dalle principali mete turistiche con la possibilità di usufruire di mezzi di spostamento ciclabili ed elettrici, nonché la creazione di percorsi fruibili tramite discipline come il Nordic Walking e passeggiate a cavallo con relativi punti di ristoro e sosta. 
 
Altri temi trattati sono stati la tutela e formazione ambientale, con iniziative di intrattenimento naturalistico rivolte anche verso i bambini, filiera corta e km0 con valorizzazione dei prodotti tipici, informazione e formazione di operatori turistici e cittadini, protezione e conservazione del patrimonio naturalistico, culturale ed archeologico. 
 
In quest’ultimo ambito rientrano i progetti proposti dal Gruppo Ricerca Ecologico Marche, progetti che vanno dal mare, al cielo per tornare in fine alla terra.
 
I progetti spaziano dalla sensibilizzazione in tema di biodiversità marina costiera, con scopo divulgativo-conoscitivo della risorsa in ottica della futura Area Marina Protetta del Conero, avvicinamento e fruibilità del magico passaggio delle cicogne che durante la loro migrazione annuale attraverso il nostro territorio, progetto di osservazione e studio  eto-ecologico ed infine al delicato tema del contenimento degli ungulati.
 
Lo stesso ente Parco a proposito della Carta dice : “Il percorso CETS è nato dall' ascolto del territorio, da cui è arrivato il fondamentale contributo alla realizzazione di un Piano di Azioni formato da diversi progetti, ognuno con una sua peculiarità e scadenza, da sviluppare comunque entro 5 anni. Il Parco ha promosso forme di progettazione condivisa e di partenariato tra i diversi attori istituzionali e socio-economici del territorio, creando tavoli di lavoro permanenti per la concertazione e sviluppando una partecipazione allargata nella definizione delle strategie di sviluppo sostenibile dell’area.
 
La CETS è stata infatti un momento importante per il rafforzamento dei rapporti tra Ente Parco e le realtà del territorio, attraverso la definizione di strategie ed un dialogo che continuerà sempre più solido, per lavorare fianco a fianco alla crescita sostenibile dell' area Conero, per aumentare e qualificarne l' offerta turistica. “
 
Alessandro Neri per I Gre delle Marche
 
 
Di Admin (del 21/11/2012 @ 14:55:08, in News, linkato 1607 volte)

Piena del Metauro

 

Piove, come tutti gli anni, in autunno. Che se non piovesse sarebbe un dramma.

Piove, però, troppo in fretta, dicono.
 
La mia povera mamma mi diceva spesso che: ai matti ed al tempo, non si comanda ma diceva anche, che potevo prendere alcune cautele: cercare di evitare e soprattutto non contraddire mai i primi ed attrezzarmi per il secondo. 
 
La Natura, sostanzialmente, ha predisposto una formidabile rete fognaria per far defluire l’acqua proveniente dal cielo: fiumi, torrenti, rigagnoli, laghi, mari ed oceani. 
 
In alcune zone, più o meno sistematicamente, avvenivano tracimazioni che qualche scompenso lo creavano pure ma si trattava di zone circoscritte e nelle quali si è intervenuti per limitare i danni.
 
Ben altri interventi non finalizzati alla tutela del territorio ma al suo sfruttamento becero ed egoista ha portato , però, ad una situazione in cui non alcune zone ma tutto il paese è divenuto sito di massima allerta al primo temporale.
 
Siamo nelle Marche e delle Marche parliamo. È dell’altro giorno l’intervento sulla stampa locale da parte del presidente dell’Ordine degli ingegneri marchigiano, Pasquale Ubaldi.
 
Dati alla mano ci dice, l’ingegner Ubaldi, che nella nostra regione i comuni esenti dal rischio esondazioni e frane è solo l’un per cento. Uno su cento ce la fa. E questo dato è, ovviamente, mediato. Nelle province di Macerata ed Ancona i comuni a rischio sono il totale. Il 100%.
 
Per fortuna Ascoli e Fermo, coi loro rassicuranti novantasette e novantacinque per cento, riescono a produrre il fantastico risultato già citato ma che è bene ribadire: il 99% dei comuni marchigiani è a rischio. 
 
Le responsabilità vengono indicate in una sempre maggiore urbanizzazione delle aree alluvionali e da un progressivo abbandono delle aree agricole.
 
L’ingegner Ubaldi, da par suo, ha indicato in alcune opere finalizzate all’aumento della portata dei fiumi, la giusta soluzione al problema e non vediamo come gli si possa dare torto.
 
Le opere indicate dal presidente dell’Ordine degli ingegneri sono sicuramente indicate e bene faremmo, tutti, a farci parte diligente presso le amministrazioni competenti, affinché si apprestassero a metterci mano. 
 
Non mancano, nelle parole dell’ing. Ubaldi, anche riferimenti all’utilità economica di questi investimenti che avrebbero ricadute anche sul piano occupazionale. Un effetto, normalmente, considerabile residuale ma nell’attuale congiuntura pressante,almeno, tanto quanto la tutela del territorio. 
 
Ringraziamo il presidente della Federazione degli ingegneri per la cortese disponibilità con cui ha risposto quando ci siamo messi a disposizione per fare la nostra parte ed a lui vorremmo pubblicamente chiedere che ci risolva un dubbio: ma queste benedette opere di urbanizzazione causa di tante sciagure, sono progettate da professionisti, iscritti all’Ordine?
 
Per carità, nessuna provocazione, solo chiedere il suo parere sulla opportunità di un’azione di maggiore sensibilizzazione dei professionisti deputati allo sviluppo del territorio affinché venga effettuato tenendo maggiormente presenti i criteri di sostenibilità dei lavori. 
 
Si eviterebbe, così, la sgradevole sensazione che la categoria, seppur indirettamente, lucri prima sul danno e poi sulle soluzioni. Nel precipuo interesse degli stessi professionisti che farebbero bene a non affrontare le questioni separate ma secondo una visione organica, come solo loro potrebbero fare avendone i requisiti di scienza e coscienza. 
 
 
Di Admin (del 16/11/2012 @ 06:40:20, in News, linkato 27530 volte)

RISOLVI I TUOI PROBLEMI CON AZIENDE E PROFESSIONISTI - PRIMA DI RIVOLGERTI AD UN AVVOCATO PUOI PROVVEDERE IN "AUTOTUTELA"

COME? CON IL FORMULARIO EUROPEO DEL RECLAMO
 
LO SAPEVI CHE
l’Unione Europea ha predisposto uno strumento fruibile da tutti i cittadini (/consumatori) dei Paesi membri per difendersi dallo strapotere d’imprese e professionisti?
Nonostante, a parte noi, nessuno (o quasi) abbia dato risalto al Formulario Europeo di Reclamo del Consumatore questo strumento innovativo, ed estremamente efficace, ci permette di risolvere tutti i piccoli problemi quotidiani in autotutela.
 
BASTA 
sottostare al professionista che non ci riconosce la garanzia,
 
BASTA 
sopportare il negoziante che non applica lo sconto pubblicizzato o esposto in vetrina,
 
BASTA 
soprassedere convinti di non potercela cavare da soli contro i gestori di telefoni o chi ci fornisce energia elettrica, gas o acqua.
 
Il Formulario, che è reperibile direttamente dal portale dell’Ue (al link http://ec.europa.eu/consumers/redress/compl/cons_compl/acce_just03_it.pdf), messo a disposizione anche sul nostro sito www.892007.it (sezione “MODULISTICA”) con alcuni suggerimenti per la compilazione, sostituisce la vecchia istanza diffida (stragiudiziale) a mezzo raccomandata.
Attraverso un modello di semplice utilizzo (e comprensione) potremmo intimare a Chi ci manda una bolletta pazza o continua a pretendere pagamenti anche a seguito della scadenza di un contratto di smetterla di disturbarci ingiustamente.
L’invio del formulario a coloro con cui abbiamo in essere una controversia, inoltre, è valido (secondo tutti gli effetti di legge), oltre che a titolo di diffida, anche come atto propedeutico all’instaurazione dei tentativi di conciliazione previste dalle Authority per specifiche problematiche (come il tentativo obbligatorio di conciliazione in materia di telefonia, per saperne di più http://www.892007.it/per-la-telefonia-ce-una-procedura-di-conciliazione-speciale-e-obbligatoria-presso-i-corecom-regionali/).
Chiamando 892007 un consulente potrà perfino compilarti il tuo formulario per il tuo caso specifico ed inviartelo a mezzo mail in tempo reale. Dovrai esclusivamente stamparlo, imbustarlo, spedirlo alla controparte e attendere un’eventuale risposta. Ovviamente dopo questo tentativo in autotutela potrai avvalerti (qualora dovesse essercene bisogno) della nostra rete di legali. Ma ci auguriamo non sia necessario.  
Per saperne di più www.892007.it .
 
 
L’892-007 è un numero telefonico a valore aggiunto per conoscere tutte le possibili soluzioni stragiudiziali a disposizione dei consumatori nei “conflitti” con professionisti e imprese. Rete fissa scatto 30 cent al minuto 76 cent - Tim scatto 16 cent al minuto 94 cent - Vodafone scatto 16 cent al minuto 94 cent - Wind scatto 15 cent al minuto 97 cent - Tre scatto 16 cent al minuto 94 cent - N.B. i prezzi esposti sono comprensivi di IVA
 
 
Chiamandoci, oltre ad aiutare te stesso a risolvere la tua problematica, finanzi una iniziativa sociale infatti l’utile di ogni telefonata nella misura di 10 cent. verrà versato all’Associazione MARY POPPINS www.assomarypoppins.it*
 
Vuoi proporci una nuova iniziativa da finanziare con il nostro Pronto Soccorso consumatori? Cosa aspetti…
Se sei a conoscenza di qualche iniziativa importante da finanziare, per i cittadini, per i più deboli e per chi soffre chiama 892-007 per segnalarla, una speciale commissione vaglierà la tua proposta
 
(da Codacons)
 
*L’Associazione MARY POPPINS nasce per dare un servizio volontario e gratuito ai bambini ammalati
 
 di cancro e ricoverati nel reparto di Oncologia Pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma
 
Di Alex (del 15/11/2012 @ 19:20:00, in News, linkato 2862 volte)

La chiamano la Microsoft del transgenico, del biotec, ma lei non dovrebbe essere divisa in due o tre, dovrebbe essere spazzata via, messa in condizione di non fare danni spaventosi, come ha fatto, sta facendo e farà, se non sarà fermata.

La storia. Nasce nel 1901 a East St. Louis, nell’Illinois, come produttrice di saccarina. Nella grande crisi del ’29 mentre milioni di americani senza lavoro non riescono a mangiare, lei si mangia una ditta che ha giusto messo a punto un nuovo composto, i policlorobifenili, detti PBC. Sono inerti, resistenti al calore, utili all’industria elettrica allora in grande espansione e come liquidi di refrigeranti nei trasformatori.
La Monsanto fa i soldi, ma già negli anni Trenta viene fuori che il PCB è un composto chimico tossico, ma l’elettrico è troppo importante, e la Monsanto va avanti pressoché indisturbata.

Negli anni Quaranta si occupa di diossine e comincia a fabbricare l’erbicida noto come 245T, il nome gli deriva dal numero di atomi di cloro del famigerato composto. Così efficace che già negli anni Sessanta le grandi praterie americane, così infestate, diventano «silenti» ed uscirà un libro famosissimo a denunciare «the silent spring», la primavera silenziosa, senza uccelli, che darà il via alle prime campagne ecologiche americane.
L’erbicida è così potente che l’esercito americano lo usa come defoliante nella sua guerra in Vietnam, dove concepisce l’idea demenziale che distruggendo tutte le foglie degli alberi del Nord e Centro Vietnam riuscirà a scovare i Vietcong. Che invece arriveranno fino a Saigon, e faranno scappare l’ambasciatore americano dal tetto dell’ambasciata, con la bandiera a stelle e strisce arrotolata, sotto il braccio, mentre si alza su un elicottero che lo riposerà via, per sempre. Ma questa è un’altra storia.

La Monsanto, durante tutta quella sciagurata guerra, la prima che gli Americani perdono nella loro storia, ha venduto all’esercito il tristemente famoso « agente orange », un misto di 245T della Monsanto e del 24D della sua rivale Dow Chemical, sua alleata per la patriottica distruzione delle foreste del Vietnam. Scienziati ed opinione pubblica, oltre alle diserzioni in massa dei giovani americani fanno sospendere, nel 1971, lo spargimento dell’agente orange  di cui si conoscono gli effetti delle diossine sull’ambiente.
Ed è cancerogeno, ha provocato danni immunitari e alla riproduzione che non hanno finito di fare male ai vietnamiti. Come si vede, la Monsanto viene da lontano davvero. Ma questo è ancora poco. Negli anni Ottanta scopre il glifosato, sostanza base per molti erbicidi, e soprattutto del tristemente famoso Roundup. Il Roundup è un pesticida potente, e conveniente, che dà alla Monsanto profitti del 20% annui, proiettandola ai vertici. Però ha un difetto: fa male agli umani. I disordini provocati dal glifosato sono noti e documentati, ma le lobbies pro-pesticidi sono ormai potentissime, inarrestabili. La grande pensata è questa: fabbrichiamo una specie di semente resistente al glifosato, così possiamo vendere le sementi super-resistenti, che si chiameranno Roundup ready, insieme al Roundup stesso. Così possiamo continuare a prendere due piccioni con una fava: vendere le sementi, e ancor più pesticida Roundup, un pacchetto doppio che abbiamo solo noi.

Così, dal 1997 la Monsanto comincia a vendere soia, mais e colza transgenici, cioè con un gene che, dice lei, li fa resistenti al Roundup. Ci prova anche con il cotono, ma gli va male. Però soia, mais e colza vanno bene, e arriveranno, per vie traverse e spesso complicate, sulle tavole di tutto il mondo, ormai abituate a prodotti con dentro di tutto.
Basta che siano colorati, pubblicizzati e venduti nei supermercati come prodotti nuovi, con i nomi degli ingredienti così piccoli che non li legge neanche un notaio di Catania.
E non è finita. Nel 1998 una delle nuove aziende Biotech, la Delta e Pine Land, si è inventata e brevettata una tecnica di nome «sistema di protezione della tecnologia» che è una modifica genetica alla pianta, a molte piante, che le fa sterili. Come ogni persona di buon senso può capire, è peggio della bomba atomica.
Possono sterilizzare una pianta, e quindi, se ti costringono a usare i loro semi, te li possono rivendere anno dopo anno: sei nelle loro mani peggio di quanto il contadino servo della gleba del medioevo era nelle mani del suo signore feudale.
Il brevetto prende il nome di Terminator. La Monsanto, dopo due mesi dal brevetto, si compra la Delta & Pine Land, con l’evidente scopo di vendere le sementi transgeniche, che vengono chiamate «suicide» ai mercati dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina. Ma i ricchi non comprano il cibo dei poveri, per cominciare, così, noi europei tutti, dobbiamo accettare le importazioni di carne e latte che provengono dagli USA, da bestiame trattato con Prosilac, l’ormone prodotto dalla Monsanto, che fa crescere gli animali, e i profitti, con i risultati che sappiamo.
E sulle carni ormonate  della Monsanto, la guerra tra USA, che li ormoni ce li mettono, e l’Europa, che non ci sta, è diventata una guerra commerciale a tutti gli effetti.
Dal 1997 la Monsanto si è scissa in due. La cosiddetta MS si dedica esclusivamente alle biotecnologie e alla produzione di cibo, per gli animali e per gli uomini, entrambi geneticamente modificati, oltre alla fabbricazione di diserbanti e fertilizzanti.

Così la Monsanto ha depositato presso la WIPO (World Intellectual property organization) la domanda di brevetto WO2009/0979403 dal titolo "Metodo per alimentare maiali e per prodotti con acidi grassi benefici". La domanda di brevetto risale al 2009, ma solo ieri è diventata di pubblico dominio. L'idea di Monsanto è di brevettare la carne di maiale alimentato con un mangime OGM che contiene una percentuale più elevata di acidi grassi omega 3. Naturalmente è tutto da dimostrare il fatto che un mangime con più acidi grassi omega 3 produca in tutti i maiali del pianeta tessuti adiposi con più omega 3; allo stesso modo, non sappiamo se questo omega 3 eventualmente presente nel lardo e nella pancetta possa essere assimilato dall'uomo o se la sua assimilazione possa controbattere l'impatto negativo che il consumo di carne rossa ha sulla salute umana (impatto che non è dovuto solo alla presenza di grassi saturi). Ma questo ovviamente non importa: ciò che conta è comunicare l'idea di poter fare una dieta salubre ingurgitando lardo, salamelle e costine. E qui arriva il punto. Il maiale NON è in nessun modo OGM o biotech, ma dovrebbe essere brevettato semplicemente per ciò che mangia. Monsanto non chiede di brevettare il mangime o la procedura di nutrizione, ma direttamente i prodotti suini, come afferma il claim numero 1 :

«What is claimed is 1. A pork product for human consumption comprising stearidonic acid (SDA) and wherein the concentration of said SDA is at least about 0.05 g per 100 g of fat in the pork product.»

Qui la multinazionale getta la maschera: ciò che le interessa non è la ricerca scientifica, non sono nemmeno tanto le biotecnologie, ma il brevetto, il profitto e soprattutto il monopolio radicale sul cibo. Con altrettanta lucidità (e ironia), in un forum USA Sharon Ann scrive: "Allora diventiamo proprietà delle multinazionali se mangiamo la carne di maiali che hanno mangiato prodotti OGM". Solo un ingenuo potrebbe ancora continuare a credere che nei disegni delle multinazionali biotech ci possa essere qualcosa di diverso dal controllo assoluto dei consumatori. A mio parere questi progetti non avranno un grande futuro, dal momento che la crisi energetica prossima ventura gli toglierà il combustibile; fintanto che l'energia resta disponibile, si tratta comunque di un dark design estremamente pericoloso, che va denunciato e smascherato per ciò che è. Mai come ora sta diventando vero il celebre e provocatorio aforisma di Feuerbach : "l'uomo è ciò che mangia"

 Scrive Carlo Petrini su La Repubblica del 31 maggio 2010 :

« La richiesta di brevettare il cibo “oggetto”, e quindi l’interezza della pianta o dell’animale destinati al piatto, per quanto malsana possa sembrare non è la prima volta che salta fuori e ora è sul tavolo di chi deve decidere in merito. Da qui emerge soltanto un’inequivocabile verità. Il solo fatto che questa richiesta esista svela le reali intenzioni delle multinazionali dell’agroalimentare: vogliono impossessarsi in tutti i modi del cibo; anche fisicamente. Vogliono diventarne padroni fin nella sua “anima”. Nel loro progetto di lungo periodo non a caso è inserita anche l’acqua. Lo fanno perché vogliono disporre ancora più in profondità delle nostre vite di consumatori, delle nostre esistenze alienate, senza lasciarci più possibilità di scelta.

È una storia che non nasconde fini nobili, sia chiaro: anche se qualche scienziato o qualche agronomo che lavora con loro potrà esserne candidamente animato, dovrà invece iniziare a rendersi conto che la sua nobiltà d’intenti è usata in ultima analisi per prendere possesso delle nostre vite. Quale modo migliore per impadronirsi del mondo se non ottenendo il controllo di ciò che è indispensabile alla vita, quindi della vita stessa? Il suo fatturato, a oggi, sfiora i 10 miliardi di dollari, cioè sue milioni di miliardi di vecchie lire, pari al PIL italiano.
Dire no alla brevettabilità della vita significa prima di tutto dire no al tentativo di instaurare una dittatura planetaria che vuole rubarci la sovranità alimentare

Alessandro Neri per I Gre delle Marche

 
Di Admin (del 18/10/2012 @ 10:54:30, in News, linkato 1634 volte)

 Dopo millenni la locuzione biblica nihil sub sole novum va riscritta. Non ci sono, in effetti, molte novità sotto il Sole ma una che rappresenta una strabiliante opportunità per ridurre le immissioni inquinanti nel Pianeta. 

 
Molto di noi seguono le tematiche ambientali per motivi etici, politici, religiosi ma il dato più importante resta quello oggettivo: la salvaguardia delle  condizioni di vivibilità della Terra.
 
Il tema è sempre lo stesso nelle varie declinazioni oramai note: il risparmio energetico; un atteggiamento indispensabile per evitare il depauperamento delle risorse energetiche e l’eccessivo inquinamento del Pianeta.
 
C’è stato un tempo in cui, nel secolo scorso si temeva che lo sviluppo economico si sarebbe potuto arrestare a causa dell’esaurimento delle risorse energetiche. 
 
Abbiamo imparato come, per cause del tutto diverse, lo sviluppo economico si è arrestato indipendentemente dalla disponibilità di energia. 
 
Questo non deve, ovviamente, indurre a desistere dalla ricerca di fonti di approvvigionamento energetico alternativo, anzi.
 
Il tema conserva, infatti, tutte le validissime motivazioni ecologiche di salvaguardia delle condizioni di vita non solo dell’Uomo ma del Pianeta intero e di tutte le altre forme di vita esistenti. 
 
Potremmo dire, piuttosto, che proprio il rallentamento del ritmo di fabbisogno energetico offre una salutare, per certi versi, pausa nella rincorsa a nuovi giacimenti rendendo possibile una maggiore concentrazione di risorse nello studio e perfezionamento di soluzioni alternative in grado di garantire il tenore di vita raggiunto da alcune parti del mondo e, soprattutto, pensare di espanderlo in quei luoghi dove ancora la tecnologia non consente forme rapide di sviluppo ecologicamente compatibile. 
 
Il tema energetico è ritenuto un punto essenziale per l’attuazione di qualsiasi forma di sviluppo sostenibile. 
 
Dall’ONU all’Unione Europea sino alle Regioni, il tema energetico è posto in vetta alle priorità nello studio per una corretta pianificazione delle politiche ambientali.
 
Proprio nella nostra regione è stato varato  un progetto che vorremmo segnalare all’attenzione di tutte le altre realtà, come esempio virtuoso.
 
La Comunità Montana dell’Alto Medio Metauro è da anni  impegnata nel raggiungimento di obiettivi di risparmio energetico e sostenibilità ambientale; e di recente ha varato, il progetto Sportello Energia, concepito proprio per soddisfare l’obiettivo principale delPiano Energetico Ambientale Comunitario (del 2008): avvicinare la comunità locale alla sostenibilità energetica.
 
Dai comuni di Montemaggiore al Metauro, Saltara, Serrungarina e Cartoceto un importante contributo alla diffusione delle tecnologie energetiche solari per avvicinare sempre più la comunità ai programmi di sostenibilità energetica.
 
Lo sviluppo delle tecnologie è deputato alle aziende ma le amministrazioni pubbliche possono molto sia per incentivare i cittadini, sia per aiutarli a superare le difficoltà nella scelta delle soluzioni migliori rispetto alle opportunità presenti sul mercato-
 
Si viene così a configurare un importante ruolo per l’ente pubblico territoriale, che mette a disposizione dei propri cittadini competenze e saperi necessari ad effettuare le migliori scelte possibili.
 
Stiamo parlando, appunto, del progetto il Sole in Comune che è una vera e propria campagna di informazione e sensibilizzazione al fine di stimolare l’impiego del Sole come fonte di energia pulita ed inesauribile.
 
Informazione e sensibilizzazione che non esauriscono, però, per intiero il progetto che prevede altresì, numerosi strumenti per indirizzare e semplificare le scelte dei cittadini. 
 
Attraverso lo sportello Energia, che opererà capillarmente su tutto il territorio della Comunità montana, saranno erogati informazioni e servizi utili al raggiungimento dell’obiettivo. 
 
Tra tutti capitoli in cui si svolge questo servizio, particolare attenzione andrebbe dedicata al capito Gruppi di Acquisto Energetici che non potendolo sviluppare compiutamente in questa sede, vi invitiamo a conoscere nei dettagli, direttamente dal sito all’indirizzohttp://www.ilsoleincomune.it/
 
 
massimo.conte@igredellemarche.org 
 
massimoconte@igredellemarche.org
 
Di Admin (del 05/10/2012 @ 11:01:57, in News, linkato 4590 volte)

L'emozionante traversata del Conero, accarezzati dalla brezza marina dell'Adriatico, per l'ultimo bagno dell'anno e con tappa alle misteriose Grotte Romane. Poi proseguiremo alla scoperta dell'incredibile mondo sotterraneo che si nasconde sotto la città di Osimo (AN). Alla fine della passeggiata, recupereremo le forze degustando un ottimo bicchiere di Rosso Conero in cantina!

RITROVO: h 9 Fano, pasticceria L'Altrocaffè

DIFFICOLTA': E (escursionistica), marcia 4 h
NECESSARIO: Scarponi (o scarpe con suola scolpita), abbigliamento a strati, acqua, impermeabile, pranzo al sacco, costume da bagno
QUOTA: €18 (escursione guidata, grotte Osimo e degustaz.cantina)
DETTAGLI itinerario:
http://www.ilponticello.net/CustomersEscursioniGiornaliere.aspx
ISCRIZIONI: t.0721482607 c. 3387145465 pietro@ilponticello.ne
 
Di Alex (del 14/09/2012 @ 20:09:18, in News, linkato 3208 volte)

In un delicato periodo come quello che stiamo affrontando sotto tutti i punti di vista, sociale, economico ed ambientale credo dobbiamo essere più responsabili nelle azioni che facciamo ogni giorno.
In tale ottica non sembra andare la battuta di pesca organizzata dall’Adriatic Intn’l Sportfishing Tournament ad Ancona per il 14-15-16 Settembre presso il locale degli Amici del mare di Ancona a Marina Dorica.
Per l’evento è previsto l’arrivo di squadre da tutto il mondo , essendo questa un’anteprima nazionale di pesca al Tonno rosso nelle acque dell’Adriatico.
Tale iniziativa prevede un contest (competizione) di pesca ai tonni rossi tramite la tecnica dello Spinning ed il successivo rilascio in vivo dell’animale (tecnica conosciuta come catch&release).
Competizione permessa grazie alla modifica apportata con Decreto Ministeriale 19 Giugno 2012 che autorizzano la pesca Catch&Release del tonno indipendentemente dalla disponibilità di quote per la pesca ricreativa, dal periodo di chiusura e dalla organizzazione di manifestazioni agonistiche.
 La grande novità è che ora è permesso per i pescatori ricreativi autorizzati alla pesca del tonno rosso, indirizzare la loro pesca a questa specie durante tutto l’anno, fatto salvo l’obbligo di rilascio delle catture.
E il periodo riproduttivo? Ci sarebbe questo aspetto molto delicato da considerare e che invece non viene affatto menzionato. Sì perché si dà il caso che la natura abbia dei cicli che sono interdipendenti e quindi anche la maturazione gonadica delle specie ittiche dipende da cofattori quali ad esempio la temperatura dell’acqua.
E l'acqua del mare Adriatico durante la primavera, ufficialmente la loro stagione riproduttiva, si è mantenuta insolitamente fredda date le abbondanti nevicate invernali e le incursioni di aria fredda a maggio che hanno fatto scendere le temperature medie anche di 6° sotto la norma.
Dunque solo da giugno la temperatura del mare si e' portata sui 24°C, temperatura necessaria per la maturazione gonadica e quindi l’inizio del loro periodo riproduttivo.
Certo è invece, che lo stress da pesca ha effetti notevoli sulla riproduzione, con il conseguente mancato rilascio delle uova in mare.
 «Cambiano i nomi ma non la sostanza. Dietro l’eufemismo catch&release (cattura e libera) si nascondono le stesse crudeltà della pesca tradizionale. Recenti studi scientifici infatti, tra cui quello dell’università Macquarie di Sydney o del Comitato di Bioetica norvegese, hanno infatti dimostrato che la cattura all’amo dei pesci e la loro successiva restituzione alle acque non è meno dannosa, per la salute degli animali, al punto da provocarne spesso la morte». Lo fa sapere l’Ente protezione animali (Enpa) a proposito dei Giochi mondiali di pesca sportiva.
«Pensare che i pesci non siano animali intelligenti è un errore tanto grave quanto grossolano – spiega il direttore scientifico dell’Enpa, Ilaria Ferri. Alcune specie hanno addirittura capacità cognitive uguali se non superiori a quelle di alcuni primati».

«Quando abboccano all’amo, i pesci vengono sottoposti a un’intensa forma di stress psicologico – sottolinea – causato non soltanto dal dolore fisico ma anche dal non riuscire a comprendere cosa gli stia effettivamente capitando. Per non parlare poi del soffocamento provocato dall’eradicazione dal loro ambiente naturale. Per loro l’acqua – continua – è tanto vitale quanto lo è per noi l’aria».
Tanta crudeltà e senza nemmeno l’attenuante della ricerca di cibo.

I Gre delle Marche sottolineano come sia le ferite causate dall’amo sia quelle provocate dagli stessi pescatori nel tentativo di rimuoverlo spesso risultino anche letali. «Il contatto con le mani del pescatore altera spesso irrimediabilmente – prosegue la nota dell’Enpa – lo strato protettivo che ne ricopre le squame; … Il risultato è sempre lo stesso: inducono nell’animale un atroce stato di sofferenza».»
Ed il fatto che l’industria della pesca abbia sviluppato ami, cosiddetti, cruelty free avvalora, semmai ce ne fosse bisogno, la tesi secondo cui questa pratica risulti assolutamente crudele.
Senza contare i danni causati anche ad altre specie animali che possono venire in contatto con gli ami o con i materiali usati per il catch&release. «Della pesca sportiva non si sente proprio il bisogno – conclude Ferri – a meno che non si voglia assestare un colpo mortale alla biodiversità del pianeta già gravemente minacciata dalle attività umane».
Il tempo di cattura prolungato può provocare esaurimento fisico caratterizzato da acidosi marcata e da  altre risposte fisiologiche negative.  Alcune  conseguenze dello stress causato dal C&R, anche se in modo non uniforme nelle diverse specie, possono essere:  riduzione della crescita, compromissione del successo riproduttivo e aumentata suscettibilità alle malattie ed agli agenti patogeni.
Quando i pesci vengono catturati e recuperati rapidamente da acque profonde subiscono lesioni da depressurizzazione (barotrauma). Volendo  rilasciare pesci pescati in profondità occorre recuperarli lentamente, per farli acclimatare alla differente pressione che c’è tra la profondità in cui  sono  stati pescati e la superficie.
Il successo del rilascio dipende anche dalla temperatura. La mortalità è maggiore con temperature molto basse o molto alte e con l’esposizione all'aria quando questa abbia una temperatura molto diversa da quella dell'acqua. L'esposizione all'aria deve essere in ogni modo minimizzata così come i tempi di recupero del pesce catturato.
La nostra temperatura corporea è di gran lunga superiore a quella dei pesci ed il nostro sudore particolarmente acido: questo potrebbe indurre la formazioni di ulcere, successivo focolaio di infezioni, favorendo inoltre il contagio di batteri e miceti saprofiti che  possono essere patogeni per i pesci.
C’è dunque da porsi un interrogativo etico sul risvolto materiale di tali iniziative riguardo l’impatto che hanno sulla biodiversità marina e degli ecosistemi acquatici.
Tanto più che il Governo italiano nel 2010, appoggiava la decisione del Parlamento europeo di inserire il tonno rosso nella lista delle specie protette dalla Convenzione dell’Onu per fauna e flora selvatiche in via di estinzione.
Alessandro Neri per I Gre delle Marche

Fonti :
Decreto Ministeriale : http://www.pescaricreativa.org/docs/lexit/DM19062012.pdf
Empa : http://www3.lastampa.it/lazampa/articolo/lstp/418467/
Pescaricreativa : http://www.pescaricreativa.org/notizie/articoli/item/214-catch-release.html
Guida Catch & Release : http://www.pescaricreativa.org/docs/BFT/guidaCR.pdf

 

 
Di Alex (del 11/09/2012 @ 16:08:34, in News, linkato 2260 volte)

Si è svolta Domenica 9 Settembre 2012 in concomitanza con la Festa del Mare ad Ancona la liberazione della tartaruga marina Piemonte. L’esemplare di Caretta caretta liberato oggi è stato ritrovato in fin di vita più di un anno fa lungo le coste di Porto Recanati. Dopo una lunga degenza nel Centro ricoveri della fondazione Cetacea di Riccione, oggi ha ritrovato la libertà ad un miglio dalle coste del Trave, a ridosso del Monte Conero.
La reintroduzione di Piemonte in mare rientra
nelle attività dalla Rete Regionale per la Conservazione della tartaruga marina, istituita per tale proposito dalla Regione Marche nel 2010.
Una Rete che annovera tra i soci: la Regione Marche, la Capitaneria di Porto, il Corpo Forestale dello Stato, i Parchi Costieri, il Cnr-Ismar ed anche la Fondazione Cetacea di Riccione che ha il compito di curare e riabilitare le tartarughe ritrovate nel territorio marchigiano.
La tartaruga, chiamata Piemonte in omaggio ai 150 anni dell'Unità d'Italia, era stata rinvenuta il 26 Febbraio 2011 a Porto Recanati dal Dott. Luca Amico della Protezione Civile di Numana.
Piemonte è stata poi adottata da una scolaresca così da avvicinare i bambini alle magiche creature che popolano il nostro mare.
Al momento del ritrovamento,  l’animale di modeste dimensioni, avente dai 5-7 anni di età,  non era in grado di nuotare e fortemente traumatizzata.  La tartaruga presentava infatti una grave ferita, probabilmente dovuta ad un morso da parte di qualche grande predatore, alla pinna natatoria anteriore sinistra. Da sottolineare in tal senso, lo straordinario recupero di funzionalità dell’arto grazie all’uso di tecniche innovative quale la laser terapia, che ha consentito il pieno recupero della pinna.
Piemonte è dunque in primis un forte messaggio in nome della tutela del mare da parte dell’uomo. L’antropizzazione delle nostre coste và attentamente monitorata per consentire la sopravvivenza e la tutela di specie a serio rischio, come le tartarughe marine, e consentire loro di vivere seguendo i loro istinti primordiali come fanno da milioni di anni.
La tartaruga deve essere una riappropriazione di un simbolo, il nostro mare, che necessita dell’impegno di tutti per poterlo consegnare intatto nel suo splendore, come noi l’abbiamo trovato, alle future generazioni.
Da segnalare purtroppo il ritrovamento, durante il rientro in porto, di due esemplari di tartarughe morte, di medie dimensioni,  in avanzato stato di decomposizione.
Un esemplare dei due è stato recuperato per ulteriori accertamenti.
Dunque il problema c’è ed è da affrontare con ogni mezzo in nostro possesso.
Verso questo proposito da ricordare l’accordo tra Regione Marche e Capitaneria di porto di Ancona, che ha messo a disposizione il numero 1515 del Corpo Forestale, per segnalare l’avvistamento di esemplari in difficoltà.

Alessandro Neri per I Gre delle Marche

 
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Guardate chi è passato davanti alla telecamera… è Selana, la lupa a cui tre settimane fa è stato applicato il collare satellitare. Si è subito ricongiunta al suo nucleo famigliare!!

Posted by Parco Nazionale dei Monti Sibillini on Venerdì 15 gennaio 2016
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