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BENVENUTO
Identità marchigiana, valorizzazione dell’entroterra e difesa dell’ambiente: sono queste le direttrici che i Gre delle Marche indicano come prioritarie per un lavoro che arresti la deriva della politica e delle istituzioni.
FORMAZIONE
I Gruppi di Ricerca Ecologica offrono formazione specializzata sia a distanza, sia in presenza di Tutor. Si raccolgono adesioni per la formazione di un Corpo di Guardie Volontarie ambientali.
RISORSE UTILI
In questa sezione ti suggeriamo alcuni links utili per completare le tue ricerche online sui temi che riguardano I Gre delle Marche
 
Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
 
 
Di Admin (del 18/10/2012 @ 10:54:30, in News, linkato 1634 volte)

 Dopo millenni la locuzione biblica nihil sub sole novum va riscritta. Non ci sono, in effetti, molte novità sotto il Sole ma una che rappresenta una strabiliante opportunità per ridurre le immissioni inquinanti nel Pianeta. 

 
Molto di noi seguono le tematiche ambientali per motivi etici, politici, religiosi ma il dato più importante resta quello oggettivo: la salvaguardia delle  condizioni di vivibilità della Terra.
 
Il tema è sempre lo stesso nelle varie declinazioni oramai note: il risparmio energetico; un atteggiamento indispensabile per evitare il depauperamento delle risorse energetiche e l’eccessivo inquinamento del Pianeta.
 
C’è stato un tempo in cui, nel secolo scorso si temeva che lo sviluppo economico si sarebbe potuto arrestare a causa dell’esaurimento delle risorse energetiche. 
 
Abbiamo imparato come, per cause del tutto diverse, lo sviluppo economico si è arrestato indipendentemente dalla disponibilità di energia. 
 
Questo non deve, ovviamente, indurre a desistere dalla ricerca di fonti di approvvigionamento energetico alternativo, anzi.
 
Il tema conserva, infatti, tutte le validissime motivazioni ecologiche di salvaguardia delle condizioni di vita non solo dell’Uomo ma del Pianeta intero e di tutte le altre forme di vita esistenti. 
 
Potremmo dire, piuttosto, che proprio il rallentamento del ritmo di fabbisogno energetico offre una salutare, per certi versi, pausa nella rincorsa a nuovi giacimenti rendendo possibile una maggiore concentrazione di risorse nello studio e perfezionamento di soluzioni alternative in grado di garantire il tenore di vita raggiunto da alcune parti del mondo e, soprattutto, pensare di espanderlo in quei luoghi dove ancora la tecnologia non consente forme rapide di sviluppo ecologicamente compatibile. 
 
Il tema energetico è ritenuto un punto essenziale per l’attuazione di qualsiasi forma di sviluppo sostenibile. 
 
Dall’ONU all’Unione Europea sino alle Regioni, il tema energetico è posto in vetta alle priorità nello studio per una corretta pianificazione delle politiche ambientali.
 
Proprio nella nostra regione è stato varato  un progetto che vorremmo segnalare all’attenzione di tutte le altre realtà, come esempio virtuoso.
 
La Comunità Montana dell’Alto Medio Metauro è da anni  impegnata nel raggiungimento di obiettivi di risparmio energetico e sostenibilità ambientale; e di recente ha varato, il progetto Sportello Energia, concepito proprio per soddisfare l’obiettivo principale delPiano Energetico Ambientale Comunitario (del 2008): avvicinare la comunità locale alla sostenibilità energetica.
 
Dai comuni di Montemaggiore al Metauro, Saltara, Serrungarina e Cartoceto un importante contributo alla diffusione delle tecnologie energetiche solari per avvicinare sempre più la comunità ai programmi di sostenibilità energetica.
 
Lo sviluppo delle tecnologie è deputato alle aziende ma le amministrazioni pubbliche possono molto sia per incentivare i cittadini, sia per aiutarli a superare le difficoltà nella scelta delle soluzioni migliori rispetto alle opportunità presenti sul mercato-
 
Si viene così a configurare un importante ruolo per l’ente pubblico territoriale, che mette a disposizione dei propri cittadini competenze e saperi necessari ad effettuare le migliori scelte possibili.
 
Stiamo parlando, appunto, del progetto il Sole in Comune che è una vera e propria campagna di informazione e sensibilizzazione al fine di stimolare l’impiego del Sole come fonte di energia pulita ed inesauribile.
 
Informazione e sensibilizzazione che non esauriscono, però, per intiero il progetto che prevede altresì, numerosi strumenti per indirizzare e semplificare le scelte dei cittadini. 
 
Attraverso lo sportello Energia, che opererà capillarmente su tutto il territorio della Comunità montana, saranno erogati informazioni e servizi utili al raggiungimento dell’obiettivo. 
 
Tra tutti capitoli in cui si svolge questo servizio, particolare attenzione andrebbe dedicata al capito Gruppi di Acquisto Energetici che non potendolo sviluppare compiutamente in questa sede, vi invitiamo a conoscere nei dettagli, direttamente dal sito all’indirizzohttp://www.ilsoleincomune.it/
 
 
massimo.conte@igredellemarche.org 
 
massimoconte@igredellemarche.org
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Di Alex (del 15/11/2012 @ 19:20:00, in News, linkato 2862 volte)

La chiamano la Microsoft del transgenico, del biotec, ma lei non dovrebbe essere divisa in due o tre, dovrebbe essere spazzata via, messa in condizione di non fare danni spaventosi, come ha fatto, sta facendo e farà, se non sarà fermata.

La storia. Nasce nel 1901 a East St. Louis, nell’Illinois, come produttrice di saccarina. Nella grande crisi del ’29 mentre milioni di americani senza lavoro non riescono a mangiare, lei si mangia una ditta che ha giusto messo a punto un nuovo composto, i policlorobifenili, detti PBC. Sono inerti, resistenti al calore, utili all’industria elettrica allora in grande espansione e come liquidi di refrigeranti nei trasformatori.
La Monsanto fa i soldi, ma già negli anni Trenta viene fuori che il PCB è un composto chimico tossico, ma l’elettrico è troppo importante, e la Monsanto va avanti pressoché indisturbata.

Negli anni Quaranta si occupa di diossine e comincia a fabbricare l’erbicida noto come 245T, il nome gli deriva dal numero di atomi di cloro del famigerato composto. Così efficace che già negli anni Sessanta le grandi praterie americane, così infestate, diventano «silenti» ed uscirà un libro famosissimo a denunciare «the silent spring», la primavera silenziosa, senza uccelli, che darà il via alle prime campagne ecologiche americane.
L’erbicida è così potente che l’esercito americano lo usa come defoliante nella sua guerra in Vietnam, dove concepisce l’idea demenziale che distruggendo tutte le foglie degli alberi del Nord e Centro Vietnam riuscirà a scovare i Vietcong. Che invece arriveranno fino a Saigon, e faranno scappare l’ambasciatore americano dal tetto dell’ambasciata, con la bandiera a stelle e strisce arrotolata, sotto il braccio, mentre si alza su un elicottero che lo riposerà via, per sempre. Ma questa è un’altra storia.

La Monsanto, durante tutta quella sciagurata guerra, la prima che gli Americani perdono nella loro storia, ha venduto all’esercito il tristemente famoso « agente orange », un misto di 245T della Monsanto e del 24D della sua rivale Dow Chemical, sua alleata per la patriottica distruzione delle foreste del Vietnam. Scienziati ed opinione pubblica, oltre alle diserzioni in massa dei giovani americani fanno sospendere, nel 1971, lo spargimento dell’agente orange  di cui si conoscono gli effetti delle diossine sull’ambiente.
Ed è cancerogeno, ha provocato danni immunitari e alla riproduzione che non hanno finito di fare male ai vietnamiti. Come si vede, la Monsanto viene da lontano davvero. Ma questo è ancora poco. Negli anni Ottanta scopre il glifosato, sostanza base per molti erbicidi, e soprattutto del tristemente famoso Roundup. Il Roundup è un pesticida potente, e conveniente, che dà alla Monsanto profitti del 20% annui, proiettandola ai vertici. Però ha un difetto: fa male agli umani. I disordini provocati dal glifosato sono noti e documentati, ma le lobbies pro-pesticidi sono ormai potentissime, inarrestabili. La grande pensata è questa: fabbrichiamo una specie di semente resistente al glifosato, così possiamo vendere le sementi super-resistenti, che si chiameranno Roundup ready, insieme al Roundup stesso. Così possiamo continuare a prendere due piccioni con una fava: vendere le sementi, e ancor più pesticida Roundup, un pacchetto doppio che abbiamo solo noi.

Così, dal 1997 la Monsanto comincia a vendere soia, mais e colza transgenici, cioè con un gene che, dice lei, li fa resistenti al Roundup. Ci prova anche con il cotono, ma gli va male. Però soia, mais e colza vanno bene, e arriveranno, per vie traverse e spesso complicate, sulle tavole di tutto il mondo, ormai abituate a prodotti con dentro di tutto.
Basta che siano colorati, pubblicizzati e venduti nei supermercati come prodotti nuovi, con i nomi degli ingredienti così piccoli che non li legge neanche un notaio di Catania.
E non è finita. Nel 1998 una delle nuove aziende Biotech, la Delta e Pine Land, si è inventata e brevettata una tecnica di nome «sistema di protezione della tecnologia» che è una modifica genetica alla pianta, a molte piante, che le fa sterili. Come ogni persona di buon senso può capire, è peggio della bomba atomica.
Possono sterilizzare una pianta, e quindi, se ti costringono a usare i loro semi, te li possono rivendere anno dopo anno: sei nelle loro mani peggio di quanto il contadino servo della gleba del medioevo era nelle mani del suo signore feudale.
Il brevetto prende il nome di Terminator. La Monsanto, dopo due mesi dal brevetto, si compra la Delta & Pine Land, con l’evidente scopo di vendere le sementi transgeniche, che vengono chiamate «suicide» ai mercati dell’Asia, dell’Africa e dell’America Latina. Ma i ricchi non comprano il cibo dei poveri, per cominciare, così, noi europei tutti, dobbiamo accettare le importazioni di carne e latte che provengono dagli USA, da bestiame trattato con Prosilac, l’ormone prodotto dalla Monsanto, che fa crescere gli animali, e i profitti, con i risultati che sappiamo.
E sulle carni ormonate  della Monsanto, la guerra tra USA, che li ormoni ce li mettono, e l’Europa, che non ci sta, è diventata una guerra commerciale a tutti gli effetti.
Dal 1997 la Monsanto si è scissa in due. La cosiddetta MS si dedica esclusivamente alle biotecnologie e alla produzione di cibo, per gli animali e per gli uomini, entrambi geneticamente modificati, oltre alla fabbricazione di diserbanti e fertilizzanti.

Così la Monsanto ha depositato presso la WIPO (World Intellectual property organization) la domanda di brevetto WO2009/0979403 dal titolo "Metodo per alimentare maiali e per prodotti con acidi grassi benefici". La domanda di brevetto risale al 2009, ma solo ieri è diventata di pubblico dominio. L'idea di Monsanto è di brevettare la carne di maiale alimentato con un mangime OGM che contiene una percentuale più elevata di acidi grassi omega 3. Naturalmente è tutto da dimostrare il fatto che un mangime con più acidi grassi omega 3 produca in tutti i maiali del pianeta tessuti adiposi con più omega 3; allo stesso modo, non sappiamo se questo omega 3 eventualmente presente nel lardo e nella pancetta possa essere assimilato dall'uomo o se la sua assimilazione possa controbattere l'impatto negativo che il consumo di carne rossa ha sulla salute umana (impatto che non è dovuto solo alla presenza di grassi saturi). Ma questo ovviamente non importa: ciò che conta è comunicare l'idea di poter fare una dieta salubre ingurgitando lardo, salamelle e costine. E qui arriva il punto. Il maiale NON è in nessun modo OGM o biotech, ma dovrebbe essere brevettato semplicemente per ciò che mangia. Monsanto non chiede di brevettare il mangime o la procedura di nutrizione, ma direttamente i prodotti suini, come afferma il claim numero 1 :

«What is claimed is 1. A pork product for human consumption comprising stearidonic acid (SDA) and wherein the concentration of said SDA is at least about 0.05 g per 100 g of fat in the pork product.»

Qui la multinazionale getta la maschera: ciò che le interessa non è la ricerca scientifica, non sono nemmeno tanto le biotecnologie, ma il brevetto, il profitto e soprattutto il monopolio radicale sul cibo. Con altrettanta lucidità (e ironia), in un forum USA Sharon Ann scrive: "Allora diventiamo proprietà delle multinazionali se mangiamo la carne di maiali che hanno mangiato prodotti OGM". Solo un ingenuo potrebbe ancora continuare a credere che nei disegni delle multinazionali biotech ci possa essere qualcosa di diverso dal controllo assoluto dei consumatori. A mio parere questi progetti non avranno un grande futuro, dal momento che la crisi energetica prossima ventura gli toglierà il combustibile; fintanto che l'energia resta disponibile, si tratta comunque di un dark design estremamente pericoloso, che va denunciato e smascherato per ciò che è. Mai come ora sta diventando vero il celebre e provocatorio aforisma di Feuerbach : "l'uomo è ciò che mangia"

 Scrive Carlo Petrini su La Repubblica del 31 maggio 2010 :

« La richiesta di brevettare il cibo “oggetto”, e quindi l’interezza della pianta o dell’animale destinati al piatto, per quanto malsana possa sembrare non è la prima volta che salta fuori e ora è sul tavolo di chi deve decidere in merito. Da qui emerge soltanto un’inequivocabile verità. Il solo fatto che questa richiesta esista svela le reali intenzioni delle multinazionali dell’agroalimentare: vogliono impossessarsi in tutti i modi del cibo; anche fisicamente. Vogliono diventarne padroni fin nella sua “anima”. Nel loro progetto di lungo periodo non a caso è inserita anche l’acqua. Lo fanno perché vogliono disporre ancora più in profondità delle nostre vite di consumatori, delle nostre esistenze alienate, senza lasciarci più possibilità di scelta.

È una storia che non nasconde fini nobili, sia chiaro: anche se qualche scienziato o qualche agronomo che lavora con loro potrà esserne candidamente animato, dovrà invece iniziare a rendersi conto che la sua nobiltà d’intenti è usata in ultima analisi per prendere possesso delle nostre vite. Quale modo migliore per impadronirsi del mondo se non ottenendo il controllo di ciò che è indispensabile alla vita, quindi della vita stessa? Il suo fatturato, a oggi, sfiora i 10 miliardi di dollari, cioè sue milioni di miliardi di vecchie lire, pari al PIL italiano.
Dire no alla brevettabilità della vita significa prima di tutto dire no al tentativo di instaurare una dittatura planetaria che vuole rubarci la sovranità alimentare

Alessandro Neri per I Gre delle Marche

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Di Admin (del 16/11/2012 @ 06:40:20, in News, linkato 27529 volte)

RISOLVI I TUOI PROBLEMI CON AZIENDE E PROFESSIONISTI - PRIMA DI RIVOLGERTI AD UN AVVOCATO PUOI PROVVEDERE IN "AUTOTUTELA"

COME? CON IL FORMULARIO EUROPEO DEL RECLAMO
 
LO SAPEVI CHE
l’Unione Europea ha predisposto uno strumento fruibile da tutti i cittadini (/consumatori) dei Paesi membri per difendersi dallo strapotere d’imprese e professionisti?
Nonostante, a parte noi, nessuno (o quasi) abbia dato risalto al Formulario Europeo di Reclamo del Consumatore questo strumento innovativo, ed estremamente efficace, ci permette di risolvere tutti i piccoli problemi quotidiani in autotutela.
 
BASTA 
sottostare al professionista che non ci riconosce la garanzia,
 
BASTA 
sopportare il negoziante che non applica lo sconto pubblicizzato o esposto in vetrina,
 
BASTA 
soprassedere convinti di non potercela cavare da soli contro i gestori di telefoni o chi ci fornisce energia elettrica, gas o acqua.
 
Il Formulario, che è reperibile direttamente dal portale dell’Ue (al link http://ec.europa.eu/consumers/redress/compl/cons_compl/acce_just03_it.pdf), messo a disposizione anche sul nostro sito www.892007.it (sezione “MODULISTICA”) con alcuni suggerimenti per la compilazione, sostituisce la vecchia istanza diffida (stragiudiziale) a mezzo raccomandata.
Attraverso un modello di semplice utilizzo (e comprensione) potremmo intimare a Chi ci manda una bolletta pazza o continua a pretendere pagamenti anche a seguito della scadenza di un contratto di smetterla di disturbarci ingiustamente.
L’invio del formulario a coloro con cui abbiamo in essere una controversia, inoltre, è valido (secondo tutti gli effetti di legge), oltre che a titolo di diffida, anche come atto propedeutico all’instaurazione dei tentativi di conciliazione previste dalle Authority per specifiche problematiche (come il tentativo obbligatorio di conciliazione in materia di telefonia, per saperne di più http://www.892007.it/per-la-telefonia-ce-una-procedura-di-conciliazione-speciale-e-obbligatoria-presso-i-corecom-regionali/).
Chiamando 892007 un consulente potrà perfino compilarti il tuo formulario per il tuo caso specifico ed inviartelo a mezzo mail in tempo reale. Dovrai esclusivamente stamparlo, imbustarlo, spedirlo alla controparte e attendere un’eventuale risposta. Ovviamente dopo questo tentativo in autotutela potrai avvalerti (qualora dovesse essercene bisogno) della nostra rete di legali. Ma ci auguriamo non sia necessario.  
Per saperne di più www.892007.it .
 
 
L’892-007 è un numero telefonico a valore aggiunto per conoscere tutte le possibili soluzioni stragiudiziali a disposizione dei consumatori nei “conflitti” con professionisti e imprese. Rete fissa scatto 30 cent al minuto 76 cent - Tim scatto 16 cent al minuto 94 cent - Vodafone scatto 16 cent al minuto 94 cent - Wind scatto 15 cent al minuto 97 cent - Tre scatto 16 cent al minuto 94 cent - N.B. i prezzi esposti sono comprensivi di IVA
 
 
Chiamandoci, oltre ad aiutare te stesso a risolvere la tua problematica, finanzi una iniziativa sociale infatti l’utile di ogni telefonata nella misura di 10 cent. verrà versato all’Associazione MARY POPPINS www.assomarypoppins.it*
 
Vuoi proporci una nuova iniziativa da finanziare con il nostro Pronto Soccorso consumatori? Cosa aspetti…
Se sei a conoscenza di qualche iniziativa importante da finanziare, per i cittadini, per i più deboli e per chi soffre chiama 892-007 per segnalarla, una speciale commissione vaglierà la tua proposta
 
(da Codacons)
 
*L’Associazione MARY POPPINS nasce per dare un servizio volontario e gratuito ai bambini ammalati
 
 di cancro e ricoverati nel reparto di Oncologia Pediatrica del Policlinico Umberto I di Roma
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Di Admin (del 21/11/2012 @ 14:55:08, in News, linkato 1607 volte)

Piena del Metauro

 

Piove, come tutti gli anni, in autunno. Che se non piovesse sarebbe un dramma.

Piove, però, troppo in fretta, dicono.
 
La mia povera mamma mi diceva spesso che: ai matti ed al tempo, non si comanda ma diceva anche, che potevo prendere alcune cautele: cercare di evitare e soprattutto non contraddire mai i primi ed attrezzarmi per il secondo. 
 
La Natura, sostanzialmente, ha predisposto una formidabile rete fognaria per far defluire l’acqua proveniente dal cielo: fiumi, torrenti, rigagnoli, laghi, mari ed oceani. 
 
In alcune zone, più o meno sistematicamente, avvenivano tracimazioni che qualche scompenso lo creavano pure ma si trattava di zone circoscritte e nelle quali si è intervenuti per limitare i danni.
 
Ben altri interventi non finalizzati alla tutela del territorio ma al suo sfruttamento becero ed egoista ha portato , però, ad una situazione in cui non alcune zone ma tutto il paese è divenuto sito di massima allerta al primo temporale.
 
Siamo nelle Marche e delle Marche parliamo. È dell’altro giorno l’intervento sulla stampa locale da parte del presidente dell’Ordine degli ingegneri marchigiano, Pasquale Ubaldi.
 
Dati alla mano ci dice, l’ingegner Ubaldi, che nella nostra regione i comuni esenti dal rischio esondazioni e frane è solo l’un per cento. Uno su cento ce la fa. E questo dato è, ovviamente, mediato. Nelle province di Macerata ed Ancona i comuni a rischio sono il totale. Il 100%.
 
Per fortuna Ascoli e Fermo, coi loro rassicuranti novantasette e novantacinque per cento, riescono a produrre il fantastico risultato già citato ma che è bene ribadire: il 99% dei comuni marchigiani è a rischio. 
 
Le responsabilità vengono indicate in una sempre maggiore urbanizzazione delle aree alluvionali e da un progressivo abbandono delle aree agricole.
 
L’ingegner Ubaldi, da par suo, ha indicato in alcune opere finalizzate all’aumento della portata dei fiumi, la giusta soluzione al problema e non vediamo come gli si possa dare torto.
 
Le opere indicate dal presidente dell’Ordine degli ingegneri sono sicuramente indicate e bene faremmo, tutti, a farci parte diligente presso le amministrazioni competenti, affinché si apprestassero a metterci mano. 
 
Non mancano, nelle parole dell’ing. Ubaldi, anche riferimenti all’utilità economica di questi investimenti che avrebbero ricadute anche sul piano occupazionale. Un effetto, normalmente, considerabile residuale ma nell’attuale congiuntura pressante,almeno, tanto quanto la tutela del territorio. 
 
Ringraziamo il presidente della Federazione degli ingegneri per la cortese disponibilità con cui ha risposto quando ci siamo messi a disposizione per fare la nostra parte ed a lui vorremmo pubblicamente chiedere che ci risolva un dubbio: ma queste benedette opere di urbanizzazione causa di tante sciagure, sono progettate da professionisti, iscritti all’Ordine?
 
Per carità, nessuna provocazione, solo chiedere il suo parere sulla opportunità di un’azione di maggiore sensibilizzazione dei professionisti deputati allo sviluppo del territorio affinché venga effettuato tenendo maggiormente presenti i criteri di sostenibilità dei lavori. 
 
Si eviterebbe, così, la sgradevole sensazione che la categoria, seppur indirettamente, lucri prima sul danno e poi sulle soluzioni. Nel precipuo interesse degli stessi professionisti che farebbero bene a non affrontare le questioni separate ma secondo una visione organica, come solo loro potrebbero fare avendone i requisiti di scienza e coscienza. 
 
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Di Admin (del 13/12/2012 @ 22:45:09, in News, linkato 2355 volte)

Siè svolto ieri pomeriggio, Mercoledì 12.12.2012, presso i locali della sede del Parco del Conero, il VI Forum inerente alla candidatura alla CETS (Carta Europea del Turismo Sostenibile) ad Europarc Federation importante traguardo raggiunto dal Parco del Conero. 

Data importante per un altrettanto significativo ultimo di sei Forum tenutisi in merito, che ha avuto come tema la strategia finale da presentare relativamente al Piano delle Azioni 2013-2017 in merito CETS.
 
Tra i temi delle proposte mobilità dolce, con la creazione di una rete che si snoda dalle principali mete turistiche con la possibilità di usufruire di mezzi di spostamento ciclabili ed elettrici, nonché la creazione di percorsi fruibili tramite discipline come il Nordic Walking e passeggiate a cavallo con relativi punti di ristoro e sosta. 
 
Altri temi trattati sono stati la tutela e formazione ambientale, con iniziative di intrattenimento naturalistico rivolte anche verso i bambini, filiera corta e km0 con valorizzazione dei prodotti tipici, informazione e formazione di operatori turistici e cittadini, protezione e conservazione del patrimonio naturalistico, culturale ed archeologico. 
 
In quest’ultimo ambito rientrano i progetti proposti dal Gruppo Ricerca Ecologico Marche, progetti che vanno dal mare, al cielo per tornare in fine alla terra.
 
I progetti spaziano dalla sensibilizzazione in tema di biodiversità marina costiera, con scopo divulgativo-conoscitivo della risorsa in ottica della futura Area Marina Protetta del Conero, avvicinamento e fruibilità del magico passaggio delle cicogne che durante la loro migrazione annuale attraverso il nostro territorio, progetto di osservazione e studio  eto-ecologico ed infine al delicato tema del contenimento degli ungulati.
 
Lo stesso ente Parco a proposito della Carta dice : “Il percorso CETS è nato dall' ascolto del territorio, da cui è arrivato il fondamentale contributo alla realizzazione di un Piano di Azioni formato da diversi progetti, ognuno con una sua peculiarità e scadenza, da sviluppare comunque entro 5 anni. Il Parco ha promosso forme di progettazione condivisa e di partenariato tra i diversi attori istituzionali e socio-economici del territorio, creando tavoli di lavoro permanenti per la concertazione e sviluppando una partecipazione allargata nella definizione delle strategie di sviluppo sostenibile dell’area.
 
La CETS è stata infatti un momento importante per il rafforzamento dei rapporti tra Ente Parco e le realtà del territorio, attraverso la definizione di strategie ed un dialogo che continuerà sempre più solido, per lavorare fianco a fianco alla crescita sostenibile dell' area Conero, per aumentare e qualificarne l' offerta turistica. “
 
Alessandro Neri per I Gre delle Marche
 
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Di Admin (del 14/12/2012 @ 22:05:06, in News, linkato 3699 volte)
L’attività di pesca delle vongolare è regolamentata dal DM del 21/7/1998; Il decreto prevede che a curare tutti gli aspetti legati alla tutela del mare siano gli stessi incaricati di sfruttarne le risorse. 
 
Non intendiamo criminalizzare nessuno, tanto meno la categoria dei pescatori ma sarebbe buona norma pensare a quis custodiet ipsos custodes?
 
La norma affida al consorzio la programmazione dello sforzo di pesca, i periodi di fermo, il ripopolamento e la semina della larva da cui si genererà il mollusco.
 
Gli strumenti, quindi, per un corretto sfruttamento della risorsa ci sarebbero, anche in termini di normativa comunitaria, ma allora perché i nostri compartimenti sono in perenne crisi? Perché si susseguono continue proteste per ricevere finanziamenti ed allargare il raggio d’azione dei compartimenti?
 
A nostro avviso dipende dalla logica, si fa per dire, con cui i consorzi hanno gestita la questione sinora badando a raccogliere il più possibile senza preoccuparsi di gestire il patrimonio che, è bene ricordarlo, era tra i più ricchi al mondo.
 
La miopia di gestione trova un valido alleato anche in Regione che col Regolamento Reg. Marche n°6/09 avoca il comitato di coordinamento, che dovrebbe essere proprio di ciascun consorzio, assumendone l’onere. I consorzi, quindi, redigono i piani senza alcun parere scientifico ed è la Regione ad approvarli col bel risultato che gli oneri della ricerca e del comitato ricadono sui contribuenti.
 
Senza la creazione di aree di riposo e prelievi ponderati di prodotto, fatalmente si arriverà all’esaurimento del prodotto stesso; e se per raccogliere si adottano tecniche ed attrezzature devastanti, a rischio non sarà solo il prodotto ma tutta la catena ad esso collegata.
 
Le chicane delle draghe idrauliche lungo le nostre coste rappresentano la distruzione e non l’adeguata gestione della risorsa soprattutto se, violando la legge non vengono rispettate la profondità e distanza dalle coste distruggendo tutte le forme di vita che stazionano sul fondale marino.
 
La situazione è insostenibile e per colpa di pochi si rischia il collasso. I consorzi si sono dimostrati incapaci di gestire la risorsa, così come la Regione non ha saputo, o voluto, imporsi per difendere un patrimonio che stiamo dissipando.
 
La causa dell’impoverimento della risorsa ittica non è solo da attribuire alle vongolare, anche l’inquinamento fa la sua parte e tutti questi elementi negativi, sommati alla mancanza di lungimiranza nella gestione della risorsa stanno portando il nostro mare alla totale sterilità. 
 
In ballo c’è qualcosa in più degli interessi economici e politici di qualcuno, c’è la sopravvivenza del nostro Mare. Abbiamo l’obbligo morale di lasciare ai nostri figli una Natura integra.
 
Spiegare nel dettaglio, in questo breve articolo, i danni provocati da questa pratica di pesca è impossibile ma a tutti coloro che ne faranno richiesta via e mail, forniremo una scheda tecnica dettagliata circa il funzionamento di queste macchine capaci di scatenare l’inferno sui fondali marini.
 
Gli operatori del settore devono capire che non devono sfruttare oltremodo la risorsa e che alla politica non devono chiedere favori ma operare di concerto affinché la loro attività, peraltro importantissima, sia garantita nel tempo; soprattutto non devono pensare al mare come ad una miniera che dopo averla sfruttata la si possa lasciare e cercarne un’altra. Non c’è un altro mare.
 
info@igredellemarche.org 
 
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Di Admin (del 25/12/2012 @ 19:38:08, in News, linkato 2797 volte)

 

Un'ottima occasione non solo per il parco, ma per le Marche in genere, che vedrebbero arricchire il novero dei riconoscimenti alla propria capacità di innovazione e sviluppo di temi importantissimi per l'economia, ma soprattutto per la crescita culturale ed anche morale della Regione.

 

I Gruppi di ricerca delle Marche, tra gli altri, hanno cercato di fare la loro parte ed hanno presentati due progetti che sono stati accolti dalla commissione valutatrice dell'Ente parco.

Uno di questi progetti mi riguarda particolarmente perché ci sto lavorando per renderlo progetto fruibile dalle scuole, non solo, marchigiane. 

Mi riferisco al progetto “al Conero le Cicogne le portano i bambini”.

 

Favole e leggende identificano la cicogna come animale beneaugurante.

Il mito della cicogna che tiene con il becco un fagotto con dentro un bambino nasce presso le popolazioni centro-europee ,ma si basa su un piccolo equivoco. Infatti, una volta, quando nasceva un bambino, in casa si accendeva il camino per più ore durante la giornata per scaldare l'ambiente. 

 

Se questo accadeva in primavera, le Cicogne, di ritorno dall'Africa, cercando il luogo più adatto per nidificare, si stabilivano sul comignolo più caldo e quindi per quello della casa del neonato.

 

Così semmai sono i bambini a portare le cicogne e non il contrario! 

Inoltre l'arrivo di questo uccello era considerato di buon auspicio per i contadini che facevano i primi raccolti in primavera e predisponevano apposite piattaforme sulle case per invitarle a fare il nido.

 

La Cicogna bianca (Ciconia ciconia) è una specie che tutti conoscono, anche se ancora in pochi hanno potuto osservarla in natura. Questo splendido uccello, grazie alla sua abitudine di nidificare su strutture di origine antropica, è entrato in molte leggende, ed in molti Paesi la specie è considerata un simbolo positivo di felicità, fecondità e fedeltà. La Cicogna bianca è inconfondibile per le sue grandi dimensioni, il piumaggio bianco e nero ed il becco lungo e appuntito che, come le lunghe zampe, ha una colorazione rosso-arancio. 

 

Avrete capito quanto lavorare a questo progetto stimoli lo spirito di chi, come me, è sia mamma, sia operatrice nel settore scolastico e, quindi, chiamata per vocazione e professione ad occuparmi della crescita culturale ed affettiva degli uomini e delle donne di domani. 

 

Questo programma, infatti, prevede la valorizzazione dal punto di vista turistico e didattico del passaggio delle Cicogne e la tutela di questa specie, particolarmente sofferente a causa delle eccessive azioni antropiche.

Parte integrante del progetto è il coinvolgimento delle scuole poiché educare i giovani a considerare l'ambiente come patrimonio comune, a far loro prendere coscienza che il diritto all'ambiente è un diritto umano fondamentale a cui corrisponde il preciso dovere di contribuire alla sua salvaguardia e al suo recupero. 

 

Assieme ai Gre delle Marche i ragazzi saranno sensibilizzati maggiormente al rispetto dell'ambiente in cui vivono e saranno realizzate esperienze educativo-didattiche varie e molteplici, caratterizzate da un'originalità e da una ricchezza di contenuti che stimoleranno la creatività nei suoi vari aspetti espressivi.

 

Si giungerà ad una maggior consapevolezza del patrimonio naturale e delle sue specificità, conoscendo flora, fauna, equilibri ecologici tipici del proprio ambiente di vita. Inoltre le cicogne permetteranno di affrontare ed approfondire percorsi sulle emozioni, poiché da sempre questi animali trasportano nel mondo onirico e i ragazzi potranno essere quindi, i protagonisti e i continuatori di antiche e nuove favole, legate a questa particolare specie animale.

 

Il coinvolgimento è stato tale che ha investito anche l'altra parte della mia attività pubblica, quella politica di consigliere comunale ed in questa veste ho pensato di parlarne al nostro sindaco, Matteo Principi, che l'ha accolta con evidente entusiasmo dicendosi disponibile a valutarne la fattibilità.

 

Ad oggi non abbiamo ancora notizie certe, ma il lavoro procede anche col coinvolgimento di altre strutture, private, che si sono dichiarate interessate a partecipare.

 

Vorrei esprimere tutta la mia soddisfazione sia per il progetto ma, soprattutto per il modo in cui esso è stato pensato e proposto. 

La collaborazione tra associazioni, pubblica amministrazione ed operatori economici privati al fine di realizzare un progetto che miri, in contemporanea, alla rivalutazione del territorio, all'educazione ambientale ed allo sviluppo economico del medesimo è l'unica strada percorribile per il risanamento del Paese e, sia chiaro, altrettanto l'unica possibilità che io abbia di intendere la mia attività professionale e politica. 

 

Spero di aver modo, quanto prima, di comunicare notizie circa gli sviluppi positivi dell'iniziativa e, statene certi, sarete i primi a saperle.

 

 

 

Auguri cordiali, 

Laura Bucci 

 

 

 

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31 Maggio 2013

 

Presso la Sede Regionale dei Gre - Marche

Strada prov.le Sant’Angelo, 155 – 60019 Senigallia (An)

 

A cura di :

Gruppi di Ricerca Ecologica Marche

 

Rete Regionale per la Conservazione della Tartaruga Marina

 

Con il Patrocinio della Regione Marche, del Comune di Senigallia e dell’Università Politecnica delle Marche

 

PROGRAMMA:

Inizio : ore 9.30

 

Saluti delle autorità

 

Introduzione

 

-         Massimo Guido Conte

          Presidente dell’Associazione Gruppi Ricerca Ecologica Marche

 

Interventi :

 

-         Prof. Vincenzo Caputo Barucchi

Università Politecnica delle Marche – Istituto di Biologia e Genetica

Il DNA racconta la vita del nostro mare

 

-         Prof. Carlo Cerrano

Università Politecnica delle Marche – Dipartimento di Scienze della Vita e dell'Ambiente (DiSVA)

Biodiversità del benthos Adriatico. Specie strutturanti ed interazioni funzionali

 

-         Dott. Massimo Virgili

 CNR-ISMAR di Ancona

Riduzione delle catture accidentali della tartaruga marina nella pesca al Traino

 

-         Dott.ssa Valeria Angelini

Fondazione Cetacea  di Riccione

Soccorso, cura e reintroduzione in natura delle tartarughe marine dell’Adriatico

 

DIBATTITO

 

FINE CONVEGNO :

Ore 13.00

 

Agli studenti di Scienze dell’Università Politecnica delle Marche verrà rilasciato un attestato di partecipazione valido per l’accreditamento di 1 Cfu

 

Indicazioni stradali per raggiungere la sede dell’incontro :

 https://plus.google.com/108469080800898486438/about?gl=it&hl=it#108469080800898486438/about?gl=it&hl=it

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Di Admin (del 07/07/2013 @ 21:47:57, in News, linkato 2368 volte)

 il sequestro di ingente quantitativo di olio di Canapa, ad opera dei Nas di Macerata, rischia di vanificare l'opera di diffusione della coltura/cultura della Canapa nelle Marche. Un'illecito amministrativo (mancata autorizzazione a vendere prodotti con proprietà farmaceutiche) da parte di alcuni, non può - e non deve - ricacciare nell'oblio una tra le colture più importanti del Pianeta.

 

Senigallia, 07/07/2013 (informazione.it - comunicati stampa) Comunicato stampa Oggetto: sequestro di ingenti quantitativi di olio di Canapa nel maceratese A proposito della notizia in oggetto I Gre delle Marche – impegnati per la reintroduzione della coltura della Canapa nella regione – pur concordando con l’azione dei Nas tesa a tutelare la salute e la salvaguardia dalle frodi dei consumatori, rileva la confusione tra la notizia “frode in commercio per aver posto in vendita prodotti di cui si vantano le qualità, senza la necessaria autorizzazione” e la sussistenza – o meno – di dette qualità possedute dalla pianta e, conseguentemente, dall’olio ottenuto dalla spremitura dei suoi semi. Gli studi condotti sulle qualità dei semi di Indica Sativa (la Canapa) non lasciano dubbi circa l’opportunità dell’assunzione di prodotti da essa derivati ma è notorio che – senza le necessarie autorizzazioni – dette qualità non debbano essere associate ad alcun prodotto, men che meno per indurre all’acquisto. La Canapa ha dovuto subire mezzo secolo di ostracismo dovuto all’azione lobbistica delle multinazionali del petrolio, coadiuvate da circoli proibizionisti e sistema di media ignavi, quando non asserviti. Da mesi, nelle Marche – ma non solo – I Gre delle Marche si sono attivati per promuovere la reintroduzione della coltura della Canapa, ottenendo discreti successi tra gli operatori agricoli, commerciali, enti ed istituzioni. Il comportamento fraudolento o meno (lo chiarirà la Magistratura) ma di sicuro illecito ed inopportuno danneggia il tentativo di rinascita di una Cultura troppo a lungo osteggiata dall’industria della plastica a causa delle sue innumerevoli possibilità di impiego nei più svariati ambiti. Chiediamo il vostro aiuto per ripristinare in un alveo di correttezza, il flusso delle notizie relative ad una pianta utilissima alla tutela del Pianeta. 

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Di Admin (del 08/07/2013 @ 10:04:25, in News, linkato 1923 volte)

Ecco le parole del ministro apprese dal sito del Ministero.

 

In merito al sequestro operato dai Nas di un ingente quantitativo di olio di canapa spacciato come integratore alimentare il ministero della Salute comunica quanto segue:

 

"Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin si è complimentata con i Carabinieri del NAS che, nell’azione di contrasto alle contraffazioni, hanno sequestrato a Macerata olio di canapa spacciato per integratore alimentare con proprietà terapeutiche non possedute.

 

E’ necessario perseguire con costanza frodi di questo tipo che traggono in inganno i consumatori vantando proprietà miracolose mettendo a rischio la loro salute, soprattutto in presenza di malattie che richiedono cure adeguate.

 

L’occasione è utile per evidenziare che gli integratori alimentari non hanno alcuna finalità di cura perché servono a favorire le naturali funzioni dell’organismo grazie al loro contenuto di nutrienti o altre sostanze a effetto fisiologico."

 

Proprio a voler fare le pulci alle parole del ministro, consiglieremmo di sostituire - prudenzialmente - il "...  proprietà terapeutiche non possedute." con un più appropriato " ... non riconosciute dagli organi preposti e, quindi, da questo Ministero" ma non vogliamo - assolutamente - spulciare nessuno. 

 

Ci chiediamo, piuttosto, perché un comunicato sostanzialmente corretto induca così grossolanamente in errore i giornalisti in maniera da farli titolare come se fosse stato sequestrato un quantitativo di sostanze stupefacenti, inquinate e per di più scadute.

 

I Nas non hanno salvato la Patria. Hanno adempiuto al loro dovere. Hanno contestato irregolarità formali nella commercializzazione di prodotti alimentari o, se si preferisce, di medicinali privi di autorizzazione. 

 

I consumatori di olio di Canapa non corrono alcun rischio se non quello di essere alleggeriti nel portafogli (che non è poco ma riguarda il comportamento illecito di chi - eventualmente - compie l'azione) e - in presenza di gravi patologie, di non farsi curare dai medici, il che a sommesso parere di chi scrive, rientra pur sempre nei Diritti di ognuno.

 

Caro Ministro, personalmente, concordo col suo giudizio circa le cure adeguate richieste dai malanni seri. Che la medicina allopatica lo sia, una cura adeguata, spesso viene messo in dubbio e non senza qualche giustificato motivo ma - dovrebbe esserle chiaro - spetta ad ognuno di noi, se malato, decidere a quali cure affidarsi. Il Ministero può decidere - semmai - quali pagare e quali no, sempre tenuto presente che i soldi sarebbero del contribuente. 

 

Vede, illustre Ministro, dovrebbe valere - sempre secondo la modestissima opinione dello scrivente - lo stesso principio spesso invocato per l'istruzione: pago per l'istruzione di mio figlio e voglio decidere quale tipo di istruzione debba ricevere. Bene, pago anche, le risulterà, le spese mediche e vorrei sapere perché - in questo - si diventi damblé illiberali?

 

Tornando alle sue parole, Ministro, Ella afferma chiaramente che gli integratori alimentari (l'olio di canapa sarebbe un alimento ma passi)  " ... non hanno alcuna finalità di cura perché servono a favorire le naturali funzioni dell’organismo grazie al loro contenuto di nutrienti o altre sostanze a effetto fisiologico."

 

Tutti, in quanto tali, non possiedono finalità di cura, altrimenti sarebbero "medicine" ma dal suo comunicato - tutti i titolisti e qualche cronista - hanno tratto conclusioni errate, irrispettose del lavoro di tante persone, dannose per i consumatori in quanto generatrici di confusione, pericolose per le aziende del settore, indegne di un paese civile che non dovrebbe vivere nella mistificazione e nella adulterazione delle notizie. 

 

Aspettiamo, fiduciosi, un chiarimento da parte sua ed un richiamo alla corretta interpretazione delle sue stesse affermazioni. 

 

Grazie

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Guardate chi è passato davanti alla telecamera… è Selana, la lupa a cui tre settimane fa è stato applicato il collare satellitare. Si è subito ricongiunta al suo nucleo famigliare!!

Posted by Parco Nazionale dei Monti Sibillini on Venerdì 15 gennaio 2016
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